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AVVERTENZA: I dati sottoesposti sono conservati per mera finalità storica e non corrispondono necessariamente alla situazione attuale dei singoli enti, in quanto la competenza sugli istituti culturali è stata trasferita alla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali.

Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”

Tabella: Scheda di dettaglio diArchivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
Descrizione Dettaglio
Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
Presidente Ruth Dureghello
Sito web http://www.romaebraica.it/
Telefono 0668400663
Fax 0668400664
eMail archivio.storico@romaebraica.it
Indirizzo Largo Stefano Gaj Tachè (Tempio)
Cap 00186
Città Roma
Regione Lazio
Descrizione

L’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino” è ritenuto uno tra più importanti archivi d’Europa per ciò che riguarda la storia degli ebrei e, nel 1981, il Ministero per i Beni Culturali lo ha dichiarato di “notevole interesse storico”.

Nell’ASCER sono conservati, prevalentemente, documenti relativi al periodo compreso tra l’inizio del Cinquecento e la fine degli anni Novanta del XX secolo per un totale di 265 metri lineari; il materiale è composto da più di 1300 faldoni e 1600 registri suddiviso in due sezioni (secondo l’ultimo ordinamento effettuato nel 1963 da Daniele Carpi): Archivio Medievale e Moderno (XVI-XIX sec.) riordinato all’80% ed Archivio Contemporaneo (XIX-XX sec.) riordinato al 100%. Vi è anche un Archivio Fotografico (scansionato e schedato grazie ad un finanziamento della Regione Lazio) che comprende più di 9000 immagini scattate dalla fine dell’ ‘800 ai giorni nostri, ed un Archivio Musicale (in corso di inventariazione a cura del M° Claudio Di Segni) che conserva 740 spartiti risalenti ai secoli XIX e XX. Il riordino di tale materiale si svolge sotto la guida della Soprintendenza per il Beni Archivistici del Lazio, è a cura di Silvia Haia Antonucci, Claudio Procaccia e Giancarlo Spizzichino.

 

Storia

L’ASCER è stato oggetto di trasferimenti, durante i quali parte della documentazione è andata perduta (era inizialmente collocato in via Rua 221. Nel 1884, in previsione della demolizione del ghetto, fu trasferito in via Monte Savello 15, da qui a Palazzo Cenci Bolognetti, quindi in piazza S. Ignazio 125, e poi a via dei Delfini 16). Tra il 1884 e gli inizi del XX secolo, in accordo con il Piano regolatore di Roma Capitale, fu demolita la quasi totalità dell’area dell’ex-ghetto, che si trovava in condizioni di estremo degrado, dovuto ai numerosi anni di limitata manutenzione degli immobili ed a causa delle frequenti inondazioni del Tevere. Agli inizi del ‘900, l’ASCER fu trasferito nel fabbricato che comprende la Sinagoga Maggiore. Fortunatamente, durante l’invasione nazista, l’Archivio non subì saccheggi analoghi a quelli che colpirono la Biblioteca della Comunità, alla quale furono sottratti circa 7.000 volumi, incunaboli e pergamene di grande valore storico (il numero di 7.000 volumi si deduce da quello dei libri saccheggiati nel 1943 dai nazisti ).

L’Archivio, nel corso della sua lunga storia, ha subito diversi riordini. Tra quelli noti, il più antico risale al 1768 e fu redatto dai fattori della Comunità, Angiolo Ascarelli, Jacomo De Castro ed Abram Vito Alatri (ASCER, Archivio Medievale Moderno, Università degli Ebrei di Roma, Inventario - relazione di quanto si contiene nelle scritture esistenti e conservate nell'arc.Univ. Ebr.Rm – 1768). In esso i documenti sono ordinati alfabeticamente per materie. Purtroppo i compilatori non classificarono tutto il materiale esistente, ma solo quello da loro ritenuto importante. In ogni modo, l’inventario è di estrema utilità per comprendere, almeno in parte, quale tipo di documentazione fosse presente all’epoca nell’Archivio. Va sottolineato che il testo non è una schematica compilazione di documenti, ma contiene diverse annotazioni di carattere tecnico e storico di estremo interesse, non solo per la ricostruzione della storia dell’ASCER, ma anche per la comprensione del divenire della Comunità ebraica di Roma nel corso dell’età moderna.

Alla fine del XIX secolo Crescenzo Alatri, dirigente della Comunità ebraica di Roma, redasse un inventario, purtroppo perduto durante uno dei molti traslochi subiti dall’Archivio.

Nel 1929 Attilio Milano e Roberto Bachi completarono il riordino dell’Archivio iniziato nel 1926 da Enzo Sereni. Tale inventario suddivide i documenti in quattro sezioni: a) materiale relativo alle attività della Comunità; b) documentazione concernente le Confraternite e le Scole; c) documenti relativi ai rapporti tra Università e governi vari; d) miscellanea.

Nel 1963 Daniele Carpi redasse un repertorio dei faldoni e dei registri conservati presso l’ASCER che consta di due sezioni, quella relativa al periodo medievale e moderno, e quella concernente l’età contemporanea. Entrambe sono ordinate per argomento senza un ordine cronologico preciso; nella prima sezione si nota un primo tentativo di raggruppare i faldoni per argomento in base a quella che era la divisione attuata da R. Bachi e A. Milano.

Dal 2001 è stato avviato il riordino della documentazione dell’ASCER, a cura di S.H. Antonucci, C. Procaccia, G. Spizzichino, coordinato dai responsabili della Soprintendenza dei Beni archivistici per il Lazio. Dall’analisi dei documenti è emerso che dopo l’ultimo riordino noto, la documentazione ha subito vari spostamenti da un faldone all’altro, sia accidentalmente, sia con criteri che ancora non sono stati individuati; conseguentemente, la posizione attuale dei documenti non sempre corrisponde a quella riportata da Carpi. E’ stato, infatti, rilevato che spesso il contenuto dei faldoni non trova riscontro nel titolo; in talune circostanze, a titoli diversi corrisponde la stessa tipologia di materiale o addirittura più copie dello stesso documento. E’ questo il caso dei faldoni intitolati Memoriali a stampa presentati dall'Università a organi vari del governo (da 1Rb a 1Ri), che conservano copie della documentazione presente anche nei faldoni intitolati Duplicati del memoriale presentato a Pio VI – 1789 (1Rl, 1Rm e da 1Sa a 1Sd). A questa complessa situazione va aggiunto anche che il numero delle miscellanee è consistente.

E’ importante sottolineare che l’ente Comunità ebraica, nel corso dei secoli, ha cambiato nome tre volte, ma la sua struttura ha subito profonde metamorfosi politico-istituzionali soprattutto nel passaggio da Roma quale “Dominante” dello Stato pontificio a Capitale dello Regno d’Italia. Infatti, durante l’Antico Regime la Comunità era identificata con il termine Università degli ebrei di Roma. Nel periodo successivo l’emancipazione, il termine muta in Università Israelitica di Roma o Comunità Israelitica di Roma. Ed è proprio sotto la voce Comunità israelitica di Roma che si intende inventariare la documentazione prodotta dall’emancipazione sino agli anni Settanta del XX secolo, limite cronologico del materiale conservato nell’Archivio storico. Si ricorda che, nel 1987, nell’ambito dell’intesa con lo Stato italiano, il nome è ulteriormente mutato in Comunità ebraica di Roma. Conseguentemente, nell’Archivio Medievale e Moderno, è stata mantenuta la distinzione dei due enti produttori.

Le Compagnie ebraiche e le Scole, pur agendo sotto l’egida dell’amministrazione centrale della Comunità, godevano di autonomia; conseguentemente, dal punto archivistico, sono considerati enti produttori e trattati come fondi separati. Bisogna segnalare che una stessa Compagnia poteva avere denominazioni diverse (ad esempio Compagnia Talmud Torà = Scola dei Putti; Compagnia Carità e Morte = Compagnia Hesed V-emet = Compagnia Ghemilut Hasadim).

Patrimonio documentale e altro

Per quanto riguarda l’Archivio Medioevale e Moderno, pur fornendo notizie diverse sulla vita quotidiana degli ebrei, sull’attività delle Cinque Scole e delle Confraternite nel ghetto, la documentazione è caratterizzata dalla forte presenza di informazioni di carattere economico, finanziario e fiscale. Particolarmente ricco è il materiale relativo ai rapporti fra l’Università ebraica e lo Stato pontificio; abbondano le carte concernenti il regime tributario imposto agli ebrei dalle autorità ecclesiastiche, sia per quanto riguarda la tassazione diretta sul capitale, sia in merito alle imposte sui profitti derivanti dalle attività economiche, nonché sui consumi. Vi è anche un ricco materiale riguardante l’amministrazione della Comunità, nonché la condizione giuridica e civile degli ebrei all’interno dello Stato pontificio. Di grande interesse sono le carte relative allo Jus Gazagà, al prestito contro interesse, ed alla gestione dei banchi di pegno. Numerosi sono i documenti riguardanti le false accuse di omicidio rituale, i battesimi clandestini e forzati, i rapporti con la Casa dei Catecumeni, le restrizioni per la detenzione dei libri ebraici, e le diverse vessazioni cui era soggetta la popolazione ebraica nel periodo del carnevale e durante altre festività cattoliche. Una notevole parte della documentazione concernente i bambini sottratti alle famiglie ebraiche ed inviato alla Casa dei Catecumeni, si trova nelle Controversie giudiziarie poiché, quando le possibilità economiche lo consentivano, i congiunti si rivolgevano ai legali per ottenere la loro restituzione. Materiale interessante è quello contenuto nei Rendiconti relativi alla permanenza dei neofiti nella Casa dei Catecumeni ed in quella delle Convertite, soggiorno che la Comunità ebraica era obbligata a sostenere.

Per quanto concerne l’Archivio Contemporaneo, è presente soprattutto documentazione di carattere amministrativo, contabile e fiscale, materiale relativo alle persecuzioni razziali, alla costruzione delle nuove sinagoghe, alla legislazione della Comunità ebraica di Roma e delle Confraternite, che poi confluirono nella Deputazione di Assistenza, all’amministrazione delle Cinque Scole nei decenni precedenti la loro scomparsa, agli Asili infantili israelitici, ai verbali delle sedute del Consiglio della Comunità. Non manca la documentazione relativa alla corrispondenza interna della Comunità ebraica romana, a quella con le altre Comunità italiane ed estere, ed a quella concernente i rapporti con le autorità nazionali e locali. E’, altresì, interessante il materiale riguardante la Casa di ricovero di Cave e l’Ospedale israelitico, che consente di ricostruire in parte i cambiamenti verificatisi dal punto di vista igenico-sanitario all’interno della Comunità ebraica di Roma. Per quanto riguarda la ricostruzione storica delle trasformazioni occorse alla società ebraica contemporanea, sono rilevanti i documenti concernenti gli aspetti demografici ed economici (nascite, circoncisioni, maggiorità religiose, matrimoni – dal punto di vista religioso, culturale ed artistico è rilevante la raccolta di Ketubbot – morti, conversioni, imponibili dei contribuenti della Comunità e finanche i censimenti delle attività economiche degli ebrei di Roma).

L’Archivio fotografico comprende immagini relative all’area del ghetto nei periodi immediatamente precedenti la sua distruzione, alla vita quotidiana, a quella religiosa ed alle istituzioni della Comunità ebraica di Roma dalla fine del XIX secolo fino ai giorni nostri, comprese foto della Terra di Israele scattate nei primi decenni del ‘900. Si segnala in particolare il Fondo Salvatore Fornari, il primo Direttore del Museo Ebraico di Roma, che illustra i cambiamenti urbanistici dell’area del ghetto. Tale materiale rappresenta un contributo interessante ed un’integrazione alle informazioni fornite dalla documentazione cartacea, soprattutto per quanto riguarda il periodo più recente e le cerimonie ufficiali.

L’Archivio Musicale conserva 285 spartiti originali, ai quali si sono poi aggiunte altre 455 copie provenienti dalla National Library di Gerusalemme per un totale di 740 spartiti risalenti ai secoli XIX e XX. Tale collezione è estremamente importante per analizzare le musiche che erano suonate e cantate nel periodo del ghetto all’interno delle Cinque Scole e, successivamente, nel Tempio Maggiore di Roma.

Fotogallery

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