La conoscenza e l’analisi
dell’opera di Andrea Bregno (1421-1503), artista
d’indubbia grandezza che, per vari motivi storici e
culturali, ha visto lentamente appannarsi, nel corso dei secoli, lo
studio della sua arte, ritorna in auge grazie alla pubblicazione
del volume ANDREA BREGNO. IL SENSO DELLA FORMA NELLA
CULTURA ARTISTICA DEL RINASCIMENTO, curato da
Claudio Crescentini e Claudio
Strinati.
L’opera è stata concepita come una raccolta di testi
inediti su Andrea Bregno realizzati da trenta studiosi nazionali e
internazionali, divisi seguendo un andamento di tipo prettamente
cronologico, a partire dalla scultura e la cultura artistica
lombarda e veneta della prima metà del Quattrocento, luoghi
e periodo di grande influenza formale e stilistica per il giovane
Bregno (Sulla formazione di Andrea Bregno e la scultura
del centro-nord Italia) proseguendo con il periodo
romano e perciò con l’analisi del fondamentale
rapporto fra Andrea Bregno, la scultura e l’arte in generale
della metà del Quattrocento-primi del Cinquecento
(Andrea Bregno e Roma, fra cultura antiquariale e forme
umanistiche cristiane), per finire con un riscontro
artistico dell’influenza del Bregno sulla cultura artistica
del Rinascimento (Riflessi e concordanze della scultura al
tempo del Bregno, oltre il Bregno) e in particolare con il
giovane Michelangelo, senza contare gli artisti
coevi presenti nella Roma pontificia, da Mino da
Fiesole, Giovanni Dalmata, Luigi
Capponi a Silvestro dell’Aquila e
il Sansovino.
Andrea Bregno il "Gran componitore", come ancora
lo ricorda Giovanni Santi padre del sublime
Raffaello, artista a tutto tondo, scultore,
architetto, cultore e collezionista dell’antichità,
fine conoscitore della cultura umanistica, è nato a
Righeggia (Rigesio), minima frazione di Osteno, piccolo borgo
rurale situato nella Valle Intelvi, in una zona che geograficamente
si estende sul Lugano. Ma è soprattutto a Roma, fra gli anni
Sessanta del Quattrocento e i primi del Cinquecento, che il Bregno
realizzerà le sue migliori operazioni di scultura ed
architettura, ancora oggi presenti nelle maggiori chiese
capitoline, fra le quali San Pietro in Vincoli, Santa Maria in
Aracoeli, Santa Prassede, SS. Apostoli, San Clemente, San Giovanni
Battista dei Genovesi, Santa Sabina, S. Maria in Monserrato, San
Gregorio al Celio, Santa Maria del Popolo, importante chiesa
agostiniana, dove troviamo sue notevoli operazioni artistiche, dai
monumenti a Cristoforo e Domenico della Rovere, affiancate agli
affreschi di Pinturicchio, e il sepolcro di
Giovanni Basso della Rovere, insieme all’originario altare
maggiore per il Cardinale Borgia, futuro Alessandro VI.
A queste operazioni dovremmo aggiungere l’attribuzione, ormai
consolidata, dell’esecuzione del balcone angolare del Palazzo
della Cancelleria di proprietà di Raffaello
Riario, nipote di Sisto IV.
Un’opera estremamente importante per l’evoluzione dei
modelli architettonici di Roma del secondo Quattrocento e che
Giorgio Vasari, per quanto concerne
l’esecutore, identifica in “Maestro Andrea de Monte
chavalo”. Montecavallo quindi, proprio la zona sul Quirinale
dove abitava Andrea Bregno.
Per sottolineare ancor di più, sempre se ancora ce ne fosse
il bisogno, l’importanza del Bregno nella Roma di Sisto IV,
ricordiamo la presenza della raffigurazione dell’artista,
riprodotto con un vistoso vestito azzurro e con un copricapo tipico
dell’epoca, inserita dal Perugino nella
Consegna delle chiavi della Cappella Sistina.
Del resto ben venne sottolineato, anche in morte, il ruolo
artistico del Bregno nella Roma del secondo Quattrocento-primo
Cinquecento, così come evidenzia la degna esaltazione della
sua figura comparata a quella dell’aulico scultore classico
Policleto.
Il presente volume si pone quindi come un lungo percorso di studio
che, come scrivono i due curatori, “(…) ci ha
portato fino al presente volume, nel quale viene raccolta
un’ampia messe di studi che intendono fare il punto sullo
stato delle ricerche inerenti al grande Maestro, da cui possa
scaturire un nuovo modello storiografico inteso a ampliare le
nostre cognizioni sul concetto stesso di Rinascimento in ambito
romano e non solo. Molti sono gli argomenti sviluppati nel libro,
da questioni stilistiche e iconografiche a problematiche
storico-documentarie e nuove attribuzioni. In questo modo ne emerge
una figura di artista che merita un’attenzione particolare
sia per l’intrinseca qualità del suo lavoro sia per i
molti riflessi che la sua personalità ebbe nella cultura e
nella mentalità dell’epoca, tanto che il simbolico
“passaggio del testimone” tra il Bregno e Michelangelo
dovrà essere considerato, anche a partire dal nostro volume,
come momento cruciale nella storia dell’arte moderna
europea”.
Grazie ad una serie di riscontri stilistico-iconografici, nuove
attribuzioni e documentazioni inedite, l’artista di origine
lombarda ritorna, senza ombra di dubbio, in auge nella storia
dell’arte internazionale del Rinascimento.
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