SOTTO L’ALTO PATRONATO
DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
MINISTERO PER I BENI E LE
ATTIVITÁ CULTURALI
FABBRICA DI SAN PIETRO IN
VATICANO
COMITATO NAZIONALE ANDREA
BREGNO
Il Comitato Nazionale dedicato ad Andrea Bregno presenta la
pubblicazione dello studio inedito di Giuliana Gardelli, dal titolo
"L’eredità di Michelangelo e la "Pietà"
ritrovata di Andrea Bregno" (Erreciemme edizioni, Roma), con
prefazioni dell’on. Andrea Marcucci (Sottosegretario per i
Beni e le Attività Culturali), S.E.R. Mons. Angelo Comastri
(Presidente della Fabbrica di S. Pietro in Vaticano) e introduzione
di Claudio Strinati (Presidente Comitato Nazionale e Soprintendente
Polo Museale Romano).
La studiosa, specialista del settore, dopo un lungo e
circostanziato studio contrappuntato da analisi sulla materia,
specifico e delicato restauro della Pietà (documentazione in
volume) in terracotta policroma, attribuisce l’opera ad
Andrea Bregno, scultore lombardo fondamentale per la
revange artistica romana del secondo Quattrocento, fra
Sisto IV e Giulio II. Periodo in cui viene stabilito quel contatto
decisivo per il futuro della scultura rinascimentale italiana:
l’incontro con Michelangelo. Gli studi della Gardelli offrono
un affresco straordinario che inserisce la genesi della
"Pietà" giovanile di Michelangelo, ora in Vaticano, in un
vasto respiro europeo e nel contempo apre uno squarcio del tutto
inedito sulla vita del Buonarroti, basandosi su inoppugnabili
documenti d’archivio pressoché sconosciuti. Da questi
appare un Michelangelo inedito, rispettoso verso il vecchio
scultore Andrea Bregno, grande collezionista di importantissime
opere antiche, che gli aveva offerto il modello in terracotta della
Pietà vaticana, modello che egli custodì per tutta la
vita, e che costituisce la grande scoperta di questo studio. Emerge
inoltre un Michelangelo generosissimo verso i suoi fidi
collaboratori, fra i quali entra nella storia dell’arte per
la prima volta la figura assai interessante di Antonio Basoja,
detto Taruga, attraverso le cui vicende si fa luce sul cammino di
opere come la Pietà Bandini e quella Rondinini, ora al
Castello Sforzesco di Milano. Il libro si tinge di giallo,
là dove, attraverso i documenti di una lunga vertenza
giudiziaria, si scopre che Michelangelo aveva fatto in bronzo il
suo autoritratto e l’aveva donato proprio al Taruga.
La documentazione rintracciata dalla Gardelli è precisa e
per lo più inedita: il 21 agosto 1561 Michelangelo, alla
presenza di testimoni, dona ad Antonio Basoja quattro opere in
terracotta, fra cui la nostra Pietà o, come era elencato
nella lista delle opere in possesso del Taruga, "Modello della
Madonna della Febre", attribuita appunto dalla studiosa al
Bregno e confrontata in particolare con la successiva
Pietà di Michelangelo in San Pietro. L’autrice nello
specifico sottolinea che "ovviamente nei riguardi della terracotta
del Bregno intendiamo parlare di modello ispiratore, non di copia;
infatti se la mancanza dell’angelo nella statua marmorea
è dovuta alla richiesta del committente, molti sono i signa
bregneschi che il giovane scultore (Michelangelo) ereditò
dal vecchio maestro", con il quale verrà "in contatto", non
diretto, anche successivamente, ed in particolare nel Duomo di
Siena, nel cantiere dell’Altare Piccolomini.
Museo Nazionale di Palazzo Venezia - Sala Altoviti
mercoledì 4 aprile 2007, ore 17.00
Roma, via del Plebiscito 118